Manzoni è un classico così istituzionalizzato che spesso ci sfugge la sua tesa, bruciante modernità. Basta pensare alla sua riflessione sul rapporto tra storia e storie, dal Primo maggio all’Adelchi ai Promessi sposi. Fino a che punto è legittimo inventare storie (questione quanto mai attuale, nei nostri tempi di fiction e reality)? E poi: il sogno progressista di indirizzare la storia in una nuova direzione è forse un’altra “invenzione”, un’utopia senza fondamento? Grandi domande, che l’orizzonte della fede pone in una prospettiva drammatica. La location prescelta è Milano: la sala manzoniana della Biblioteca nazionale braidense; le terrazze del Duomo, per rendere lo sguardo manzoniano sul sacro e sul potere; e il deposito costumi della RAI, per raccontare la problematica dell’invenzione romanzesca attraverso i costumi dello storico sceneggiato “I promessi sposi”.